Al vaglio un software innovativo che consentirebbe di mettere in rete tutte le informazioni relative a chi si rivolge i servizi, puntando alla sinergia tra servizi sociali e volontariato
Parte da Belluno la sperimentazione di una nuova modalità di presa in carico delle persone in condizioni di bisogno. È infatti in fase di distribuzione in questi giorni ai servizi sociali e alla rete dell’associazionismo locale un innovativo software che rende possibile la fruizione di una “cartella sociale informatizzata” delle persone che si rivolgono ai servizi e che chiedono aiuto alle realtà associative. Il progetto sperimentale è stato denominato “SP – Belluno Stella polare”.
Nel pieno rispetto della privacy, questo strumento consentirà di favorire il dialogo e la conoscenza reciproca tra tutti gli attori che lavorano a favore della persona, di sapere quante persone e con quali problematiche sono seguite nel territorio, quale realtà se ne sta facendo carico, quali progressi sono stati fatti. In sostanza, si tratta di una di cartella accessibile via internet attraverso un sistema di password. Il risultato è un sistema integrato e unitario di gestione delle informazioni che permetterà anche la verifica dei loro costi e, cosa più importante, la valutazione dei risultati. Se il sistema, elaborato dalla Fondazione E. Zancan onlus di Padova, si confermerà efficiente e funzionale, sarà possibile rivedere totalmente la presa in carico sociale eliminando barriere e ostacoli dettati dalla mancanza di comunicazione.
Al progetto partecipano il Comune di Belluno, la Conferenza dei Sindaci Ulss n. 1, la Fondazione Cassa di Risparmio di Verona, il Consorzio Bim Piave, Sersa (Servizi sociali assistenziali spa), l’Ulss n.1 di Belluno e Solidarietà organizzata. La distribuzione del software è iniziata ufficialmente mercoledì 20 maggio nel corso di un seminario rivolto a operatori sociali e realtà associative, che hanno accolto di buon grado il progetto. La scelta del nome “SP – Stella polare” è dettata da diverse ragioni: “Attraverso questa sigla vengono richiamate le principali idee che hanno ispirato lo sviluppo del software – si spiega dalla Fondazione Zancan -. SP sta a significare infatti Servizi alla Persona, Sistema Personalizzato di intervento, Strumento di lavoro con Persone, Strategia per Promuovere i diritti delle persone, Sistema di Progettazione, Software per Personalizzare i percorsi assistenziali”.
I commenti
Tiziano Vecchiato, direttore Fondazione Zancan: “In questo momento abbiamo bisogno di condividere le responsabilità superando la mentalità abituale individualistica. Come dimostrano alcune analisi della spesa per l’assistenza sociale dei Comuni veneti a cura dell’Istat, della Regione e degli stessi territori, esiste una profonda differenziazione nelle risorse investite nelle politiche sociali: nel 2004 la spesa media dei comuni presentava un differenziale da 1 a 11 e questo significa che ci sono realtà in cui un cittadino vale 1, altre in cui vale 11. Nel 2005 il differenziale è aumentato: da 1 a 12. Senza un governo condiviso delle risorse non si fa altro che ampliare le differenze tra le persone, pur non volendolo. Belluno in materia di risorse si colloca sopra la media regionale, ma questo non vuol dire che si può abbassare la guardia, anzi: bisogna guardare avanti e investire sul rendimento di queste risorse. Personalizzazione, umanizzazione ed efficacia sono i punti cui bisogna tendere, dobbiamo fare incontrare equità e risultati”.
Antonio Prade, sindaco di Belluno: “Questo progetto rappresenta un nuovo modo di fare politica nel sociale, caratterizzato da due elementi: responsabilità e sussidiarietà. Si tratta di avviare progetti mirati alla persona, di fare emergere le sinergie di cui è ricca la nostra città: questa è la grande sfida che abbiamo deciso di raccogliere aiutando le persone, evitando di dare solo prestazioni (soldi, altri aiuti…) senza aiutarle veramente. Chiederemo a chi vive in condizione di difficoltà e di emarginazione di affrontare con maggiore responsabilità e collaborazione i propri problemi. Per questo l’apporto delle associazioni, della sussidiarietà e solidarietà organizzata può fare la differenza. L’aiuto che le istituzioni possono dare è parte di una presa in carico più ampia dei bisogni, da parte della comunità bellunese, con riposte più efficaci di quelle attuali”.
Angelo Paganin, assessore alle Politiche per la comunità e per la persona e alla Sanità, Comune di Belluno: “Da tempo mi ero accorto che c’era un senso diffuso di sconfitta da parte degli operatori sociali e dei volontari, consapevoli dell’assenza di una progettualità condivisa e di una seria e costante analisi dei risultati ottenuti con il proprio lavoro. Quello che mancava era la capacità di seguire e monitorare le situazioni con cui si entrava in contatto. Con questo progetto puntiamo a eliminare questo gap e diamo una risposta concreta all’esigenza di capire se il lavoro che viene svolto è realmente utile”.
Paolo Conte, consigliere della Fondazione Cariverona: “La nostra Fondazione è da sempre attiva sul fronte del disagio e ha scelto di partecipare concretamente a questo progetto non solo per la sua pregnanza, ma anche perché rappresenta una sfida importante”.
Giovanni Piccoli, Consorzio Piave: “Il Consorzio che riunisce 67 comuni nella provincia da tempo si impegna a favore di progetti sociali e ben volentieri aderiamo a questa esperienza. I presupposti per lavorare in rete ci sono tutti e per questo la nostra speranza è che si possa continuare in questa direzione”.