Come favorire la partecipazione dei giovani? Come renderli protagonisti attivi nella loro comunità? E quanto può essere difficile questo compito in un Mezzogiorno in cui (dati Eurispes) oltre il 13% dei giovani è pronto ad abbandonare la propria terra? Di questo si è discusso nei giorni scorsi a Reggio Calabria nel corso del seminario «Giovani e Partecipazione» organizzato dal Centro di servizi al volontariato dei Due Mari di Reggio Calabria e dalla Fondazione “E. Zancan” Onlus. Il dibattito, coordinato da Roberto Maurizio, ha coinvolto giovani e adulti provenienti dal mondo della scuola, dell’associazionismo, del volontariato e degli enti locali.
Dalla ricca e vivace discussione è emerso che la priorità per un maggiore coinvolgimento della popolazione giovanile è, senza dubbio, l’individuazione di linee di indirizzo e strategie mirate, che parlino ai giovani con il loro linguaggio. Per facilitare questo compito, dunque, è in corso di elaborazione un manifesto che dovrà indicare le possibili strade da percorrere o da ripercorrere insieme ai giovani. “Nel nostro territorio manca un luogo deputato al dibattito su questi temi, da cui far partire un percorso integrato nella costruzione delle politiche giovanili – commenta il presidente del Csv dei Due Mari, Mario Nasone -, per questo il seminario è stato particolarmente importante. In seguito a questa esperienza ci stiamo impegnando a creare un laboratorio permanente e a presentare i risultati del seminario nel corso di un evento pubblico”. L’obiettivo è di riportare il tema della partecipazione giovanile al centro, favorendo il dibattito tra ragazzi e adulti per arrivare a formulare, entro un anno, il testo di una proposta di legge regionale che parta dal basso. Inoltre, è emerso il desiderio di creare una rete di centri di aggregazione giovanile, attualmente pochi, per rendere i giovani integrati nella comunità e davvero protagonisti. Nel corso della discussione sono poi emersi alcuni elementi trasversali, come la necessità di ascolto dei ragazzi e l’importanza di far emergere il loro protagonismo, anche provocandoli in un incontro dialettico e dando concretezza alle loro proposte.
Se favorire la partecipazione in un paese come l’Italia che dà poco spazio ai giovani è difficile, lo è ancora di più in un’area come quella del Mezzogiorno, dove la disillusione giovanile è marcata. I giovani calabresi sono circa 500 mila, quasi il 19% di loro sarebbe pronto a lavorare in nero e la percentuale di chi si sacrificherebbe anche di notte per integrare il reddito è ancora maggiore. Tutto questo a causa della debolezza del mercato del lavoro nel sud Italia, dove il tasso di disoccupazione, nel terzo trimestre del 2008, si attesta all’11,1%, mentre nel resto della penisola è fermo al 6,1%. La Calabria, nello specifico, si posiziona al penultimo posto della graduatoria sul tasso di occupazione con il 43,6%, subito dopo la Campania con il 43,3% e con uno scarto rispetto al dato medio nazionale (59%) di ben 15,4 punti percentuali.
“Siamo di fronte a un contesto particolarmente scoraggiante verso gli investimenti in termini di motivazione a impegnarsi per la propria regione, per investire nel futuro collettivo, per guardare in prospettiva – commenta Alessandro Petronio, psicologo -. Tuttavia, la Calabria, come d’altro canto la Sicilia o la Campania, affronta altri contesti di crisi più strutturati, come quelli dell’illegalità organizzata che, paradossalmente, hanno generato movimenti di impegno anche al di là delle attese e che possono essere motivazioni per investire in modo consistente e fiducioso sull’impegno dei giovani calabresi”.