Secondo i dati Istat diffusi ieri sulla povertà in Italia, il numero di poveri nel 2009 non è salito. In base alla rilevazione, infatti, lo scorso anno l’incidenza della povertà relativa è stata pari al 10,8%, mentre quella della povertà assoluta risulta del 4,7%, un dato stabile rispetto al 2008. Ma è davvero così?
Non è d’accordo con la lettura dei dati la Fondazione “E. Zancan” di Padova, che cura annualmente insieme a Caritas Italiana il “Rapporto povertà ed esclusione sociale in Italia”. Il Centro studi e ricerca sociale di Padova invita infatti a non farsi prendere dall’ottimismo, perché i dati possono trarre in inganno. Come spiega il direttore della Fondazione Zancan, Tiziano Vecchiato, “non è vero che ci sono meno poveri in Italia. È vero invece che, visto che tutti stanno peggio – cioè che lo scorso anno complessivamente la situazione economica delle famiglie italiane si è aggravata – la linea della povertà relativa si è abbassata. Ma ciò non significa che, oggettivamente, i poveri siano meno. Tutt’altro. Significa solo che chi sta ‘meno peggio’ esce dalla categoria di ‘povero relativo’, pur trovandosi nella medesima situazione economica di un anno fa. A conferma di quanto diciamo, si noti che il numero dei “poveri assoluti” (i “poveri-poveri”) è invece aumentato. Questo dà la misura del valore tecnicamente relativo dei dati del monitoraggio Istat, che non misurano quanto peggio stiamo veramente, ma l’indice di popolazione che vive al di sotto di una certa soglia di capacità di spesa. L’Istat infatti ha utilizzato una soglia più bassa dell’anno scorso perché sono calati i consumi, ma se l’avesse confrontata con la soglia dello scorso anno i poveri sarebbero aumentati”. Per questo è necessario entrare in profondità nel significato reale dei dati: ad esempio il peggioramento complessivo della situazione di molti italiani è confermato dal fatto che nel 2009 il credito al consumo è sceso dell’11%, i prestiti personali hanno registrato un -13% (che a fine anno ha toccato anche -15%) e la cessione del quinto dello stipendio a settembre 2009 aveva raggiunto il +8%. “Il fatto che buona parte di questi indicatori superi la quota del 10% – conclude Vecchiato – significa che potrebbe esserci un 10% in più di poveri rispetto agli 8 milioni del 2008. Ciò vuol dire circa 800.000 poveri in più se utilizziamo i criteri di valutazione praticati dalle banche e dal credito al consumo”.