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Criticità e sfide per il volontariato italiano: la voce dei protagonisti

Nel 2009 la Fondazione Zancan ha avviato una ricerca innovativa che, su scala nazionale, ha dato voce ai volontari (1.424 persone coinvolte), con l’obiettivo di scoprire cosa pensano, quali difficoltà incontrano, come valutano il proprio impegno e come vivono il rapporto con le istituzioni. Ora i risultati di quell’indagine sono contenuti nel volume “Il volontariato guarda al futuro”, edito dalla stessa Fondazione.
In generale, dalla ricerca emerge che i valori alla base dell’azione volontaria non hanno perso mordente: gli intervistati credono nel loro ruolo di integrazione e miglioramento dei servizi e di tutela dei più deboli. Sono però consapevoli delle difficoltà nel lavorare in rete con altri enti e associazioni, nella capacità di coordinarsi, di fare valutazione delle proprie azioni e di sapersi rappresentare sul piano politico.
Particolarmente delicato appare il rapporto con le istituzioni: i volontari faticano a stimolarne il cambiamento e si sentono esclusi dalla fase di progettazione (50%). Il rischio percepito è anche quello di una strumentalizzazione del volontariato, usato come strumento di riduzione dei costi dei servizi (54%), e sfruttato anche dalla politica nella continua ricerca di consensi (30%). Un rischio che il direttore della Fondazione Zancan, Tiziano Vecchiato, commenta così: “Il volontariato, per sua natura, è resistente a manipolazioni e strumentalizzazioni. Nel contempo, sa di aver bisogno della politica e delle risorse che essa mette a disposizione. Ma questo non significa adeguamento e passività, bensì impegno nel reperimento trasparente delle risorse e rendicontazione sociale del loro utilizzo”. Problematici risultano anche l’eccessiva burocratizzazione che pesa sulle associazioni (53%) e la mancanza di risorse sufficienti (58%). Sulla carenza dei fondi interviene Angelo Paganin, assessore alle Politiche sociali del comune di Belluno, tra gli autori del testo, che propone alcune soluzioni per superare l’impasse: “Una strada è quella di favorire i progetti di rete e ragionare insieme sulle modalità di compartecipazione e di co-finanziamento, dall’altro favorire con idonei sgravi fiscali la vita delle organizzazioni”. Dalle interviste traspare anche la fatica di coinvolgere i giovani. Le motivazioni principali, a detta dei volontari, stanno nel disinteresse della scuola verso la promozione di esperienze di gratuità (50%) e nell’indifferenza delle nuove generazioni di fronte alle scelte politiche (42%).
Dopo aver messo in luce le criticità che i volontari incontrano nel loro agire quotidiano, la ricerca ha considerato anche le aree di potenziale sviluppo. I volontari danno la massima priorità alla promozione della cittadinanza attiva e della partecipazione, insieme alla tutela dei diritti delle persone più deboli. Necessaria è anche una maggiore capacità di rendicontazione sociale, da potenziare con un’adeguata valutazione dei bisogni e un attento monitoraggio del proprio operato. Aspetto su cui insiste anche Vecchiato, che precisa: “Il fatto di ricorrere a verifiche indipendenti non significa ridurre la fiducia, anzi il contrario: valorizzare la giusta soddisfazione di conoscere quanto la solidarietà, il dono, l’altruismo possano generare umanità nuova e rinnovata”.
Se questo è il quadro attuale, Renato Frisanco, ricercatore della Fondazione Roma Terzo Settore, guarda al futuro individuando tre sfide per il volontariato: “Continuare nella diffusione della cultura della solidarietà, recuperare una piena identità, creare un movimento coeso e unitario di organizzazioni di volontariato, capaci di incontrarsi e di coordinarsi per dialogare con le altre forze del non profit e con le amministrazioni pubbliche, ma da una posizione di autonomia di proposta”.