Di seguito i principali contenuti del quarto numero della rivista Studi Zancan.
La possibilità di valutare l’impatto sociale dei servizi alle persone – secondo Tiziano Vecchiato– può contribuire a spingerci oltre la crisi, capire come uscirne. Investire nelle persone e nelle famiglie è anche e soprattutto coltivare i potenziali presenti nella vita sociale. Sono a nostra disposizione, se solo fossimo capaci di valorizzarli sul piano sostanziale e sul piano economico. Le difficoltà non sono soltanto tecniche. Le proposte contenute nel testo possono contribuire ad affrontarle e ridurle.
Con un taglio umanistico-pedagogico Giulia Gobbi considera l’incisività dei percorsi formativi e valutativi vissuti durante il corso della vita. Evidenzia come, per far sì che un welfare generativo divenga realtà fattiva, non si possa prescindere dalla formazione e dalla necessità di un percorso valutativo integrato, anch’esso formativo.
La Fondazione Emanuela Zancan opera da 50 anni. È vissuta tanto tempo – malgrado la crisi economica e sociale, risultata micidiale, oltre che per migliaia di aziende, anche per molti enti di carattere culturale e sociale – grazie ai contenuti di valore e all’apporto creativo dei collaboratori e delle centinaia di operatori volontari che sono stati coinvolti nei vari progetti e che ringraziamo. Si è trattato di un gioco di squadra il cui fondatore e principale animatore è stato mons. Giovanni Nervo. La monografia ricorda i principali prodotti culturali della Fondazione nel corso dei suoi 50 anni, la filosofia che l’ha ispirata e la sua costante attenzione alle prospettive future, conosciute come «gemme terminali».
Nello specifico il primo articolo di Giuseppe Benvegnù-Pasini si sofferma sulla filosofia che ha guidato la Fondazione Zancan. Maurizio Giordano riporta alcune innovazioni legislative che hanno concorso a fare mutare atteggiamenti e funzioni alla Fondazione.
A partire dalla correlazione tra gemme terminali, segni dei tempi e innovazione sociale, Emanuele Rossi indica alcune qualità necessarie per cogliere le gemme terminali, inquadra le traiettorie innovative nel nostro sistema di welfare, per concludere con le future linee di sviluppo del welfare e della riflessione politica, istituzionale e scientifica che si vuole suscitare nei prossimi anni.
Tiziano Vecchiato – riflettendo sull’importanza che alcune tematiche hanno avuto nel panorama dei servizi alle persone – ricorda che una condizione necessaria per evitare la dipendenza assistenziale è l’aiuto che riconosce dignità e capacità. Si chiede: È giusto riscuotere diritti individuali a cui non corrispondono doveri di solidarietà? È giusto consumare risorse «in privato» senza rigenerarle per altri? Ha senso consumare diritti senza metterli a disposizione di chi ne ha bisogno dopo di me? «Diritti sociali» significa diritti a corrispettivo sociale: quello che ricevo è per aiutarmi e aiutare.
L’articolo di Cinzia Canali focalizza l’attenzione su due temi: il primo è quello della valutazione e di come si sia sviluppata nel corso degli anni e con quale impatto nei servizi, il secondo è dedicato alle collaborazioni internazionali. L’analisi si conclude con la descrizione dei principali progetti in corso sui temi della valutazione: il laboratorio multicentrico PersonaLAB per la progettazione personalizzata e la valutazione di esito, lo studio longitudinale Crescere, il welfare generativo per migliorare l’impatto degli interventi.
Milena Diomede Canevini sottolinea che la consapevolezza della gravità dei problemi, e del loro diretto impatto sulle persone e le comunità, specie le più deboli, ha guidato la scelta della Fondazione di collocare fra le priorità del proprio impegno istituzionale e culturale la promozione e valorizzazione delle professioni a servizio delle persone. Sullo stesso filone Elisabetta Neve ricorda che seppur nata come luogo di studio, ricerca e formazione all’interno di una specifica professione – quella di servizio sociale – la Fondazione ha poi allargato i suoi orizzonti al complessivo sistema di risposte ai bisogni delle persone, fino alle attuali elaborazioni e sperimentazioni nella prospettiva di un «welfare generativo».
Salvatore Nocera rivisita gli ultimi anni della Fondazione in merito alle riflessioni sull’inclusione scolastica e sociale delle persone con disabilità. Elena Innocenti ripercorre le tappe della vita della Fondazione e le principali iniziative realizzate in tema di soggetti sociali organizzati. Mette a confronto il pensiero maturato dalla stessa con i recenti sviluppi che il terzo settore sta vivendo a livello legislativo e politico istituzionale e con le prospettive che si profilano a livello nazionale ed europeo. Angelo Paganin affronta i filoni della cittadinanza, della solidarietà, del volontariato, del terzo settore, dell’obiezione di coscienza e del servizio civile trattati dalla Fondazione nel corso degli anni. Roberto Maurizio ricorda come la Fondazione ha contribuito a cambiare i modelli di analisi delle problematiche minorili e familiari, le culture del lavoro sociale a favore dei minori e delle famiglie, le prassi, le metodologie e gli strumenti di lavoro le culture della programmazione sociale e della progettazione sociale.
Giuseppe Benvegnù-Pasini conclude con tre parole: grazie, augurio, sostegno «generativo».
La sezione delle esperienze e documentazioni è dedicata al lavoro di cura domiciliare. Claudio Pedrelli sottolinea l’importanza di investire energie e risorse partendo dalla valorizzazione professionale di tutte le figure coinvolte nel progetto individualizzato, compreso l’operatore sociosanitario.